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PAOLO PERA - POESIE

BEL ESPRIT - ARTIUM SODALITAS



Paolo Pera



POMERIGGIO IN VALLE


«Allontanati dunque dalla folla […] e ritirati finalmente in un porto più

tranquillo, dopo una vita fin troppo agitata». (Lucio Anneo Seneca)



C’era un carnaio in quella valle, il chiosco

Che vendeva gelati di caprino,

Qualche bambino non si guarda intorno


E pensa d’esser solo sulla terra;

E quindi la fanciulla, Beatrice,

Che viene come incanto in mezzo ai vivi,


Ed ha gli occhi di bambola cresciuta,

E i capelli raccolti nella treccia

Di cavalla: una ninfetta sortita


Dal ninfeo, ove stava a giovinezza

All’aria, tra quei maschi ancóra in fiore

Intenti a sospirarne la bellezza –


Ed è l’adolescenza che non vissi,

E che ammiro ora, senza vizi, in forma

Di uomo uscito dal bozzolo depresso,


Che vola scolorito in questo spiazzo

Di corpi arrotolati sotto il sole

Nel mentre che, marcente, quest’estate


Non ha posato più pappa reale

Su chi la tentazione di sparire

(Senza soffrire) visse almeno un giorno


All’anno, e quel pensiero abbandonando,

Ma non tra i corpi nel carnaio sfatti

In desiderî, bensì sopra i monti


Che solo certi prendono a salire

In ore successive a questo oziare,

E non stanno a tornare che di notte.





GLI ORECCHINI


«[…] i desiderî / porto fin che al tuo lampo

non si struggono». (Eugenio Montale)


I due delfini alle tue orecchie, e bionde

Le parole che tu non mi hai detto –

Oppure quelle rose che ho preso

Per i tuoi lobi un dì, a Roccaporena,

Dove qualcuno voleva suonare

Un organo sfiatato, altri gettare

Monete nella stanza dov’è nata

Santa Rita (scambiata come un pozzo

Dei desiderî!); ed io chiedo un’iddia,

E canto: «Vorrei la felicità

Che un giorno, un giorno verrà», ma i tuoi lobi

d’oro mi stanno richiamando, ed io resto

Per sempre dentro il dono che tu indossi,

Sebbene non ricordi da chi giunse

Giacché non ti distingui dalle bestie.




*



Io sono l’ombra cupa che ricordi

Con l’opra di chi, a caccia di tramonti,

I raggi fratti in scivoli di luce

Vide infranti su aguzze cime d’Alpi;


E più non mi ricordi, dolce amica

Che passi come tutti quanti amai,

O quella trista in mezzo ai tralci è l’ombra

Che non si lascia dare dai tuoi calci


Fitte che tese un tempo ad anelare,

E all’amicizia passa dal dolore –

Amori, questi, che non tradiranno

Perché di tradimento son composti,


O questi amici, nella vita, hanno

Preso, occupato tutti quanti i posti.




IL GATTO




Il gatto il pelo pettinando va

E, come me, lui sta compiendo il bello

In una leggerezza, e quella grazia

Di muoversi elegante per la stanza

Nel mentre che riflette su pensieri

Che schiuderanno il guscio dei segreti

D’Ermete Trismegisto; o starà forse

Covando uova di quel che ci vuol dire

Con un silenzio quasi sepolcrale,

E quindi enuncerà che qui si passa

Così, tanto per passare. E poi basta.




 

Paolo Pera è nato ad Alba (CN) il 22 giugno del 1996, diplomato in Arti Figurative ha poi conseguito la laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi sull’estetica di Gianni Vattimo e le possibili declinazioni poetiche del Pensiero debole. Nel 2012 esce un tentativo di romanzo breve; nel 2020 esordisce come poeta con la silloge La falce della decima musa, edita da Achille e La Tartaruga; nel 2021 v’è la prima edizione di Pierino Porcospino, una riscrittura macabro-giocosa di Der Struwwelpeter; tra il 2021 e il 2022, per le Edizioni Ensemble, pubblica il dittico composto da Pietà per l’esistente e Pena di me stesso. Nel 2023 è tra i curatori di Fissando in volto il gelo. Poeti contro il Green Pass(Terra d’ulivi). Si diletta col fumetto e la pittura.



 

Salvate la Poesia dal mercato

e con essa voi stessi



"In occasione del Premio Strega Poesia, dichiaratamente istituito sull’onda delle vendite, lanciamo questa petizione per raccogliere voci dissidenti..."




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