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MANIFESTAZIONE CONTRO UN PROGETTO DI MEGA-BACINO IN FRANCIA

di Χείρων



Se una pianta non può vivere secondo la sua natura, muore. E così è per l’uomo.

H. D. Thoreau, Disobbedienza civile


E il senso non dev’essere rischiare

ma forse non voler più sopportare

F. de André, La bomba in testa





Sabato 29 ottobre, nei dintorni del borgo di Sainte-Soline, ha avuto luogo una grande manifestazione contro un progetto di mega-bacino a cui il nostro Movimento, tramite alcuni membri attivi in Francia, ha partecipato attivamente.

La chiesa di Sainte-Soline (Deux-Sèvres)

Mappa con il cantiere del mega-bacino (segnato in rosso) e foglio di partecipazione a un corteo

Questa lotta non è stata scelta a caso: questo cantiere è infatti una sorta di progetto pilota che porterebbe alla moltiplicazione di simili opere, criticabili sotto vari aspetti (per questo, si veda più sotto). Uno dei fattori che ci ha spinto a partecipare consiste nella presenza di numerosi contadini – perlopiù riuniti intorno alla confédération paysanne – che denunciano quest’opera di accaparramento delle risorse idriche da parte dei metodi, degli interessi e della logica agroindustriale. Oltre ad essi erano presenti altri gruppi, attivi sia a livello locale che nazionale, impegnati nella difesa e nella gestione democratica dei beni comuni, o ancora numerose associazioni per la salvaguardia del paesaggio, dell’ecosistema, della storia e del valore archeologico di queste zone.

Tumulo di Sainte-Soline

Edifici sulla via per il borgo

Non si tratta, insomma, di un radicalismo ecologico astratto e furente: ma di rivendicazioni concrete, di criticità argomentate razionalmente, di responsabilità politiche precise e d’interessi economici denunciati apertamente. Fedeltà alla Terra è anche questo: il rispetto del libero rapporto dell’uomo al suo paesaggio e alla sua storia.


Certo è giusto e doveroso condannare la violenza di certi manifestanti, ma lo è altrettanto il condannare l’uso retorico che ne fanno certi esponenti del governo e dell’informazione francese, facendo intendere che “gran parte” dei presenti appartenesse a queste frange più violente. Oltre a questo, le forze dell’ordine non hanno aspettato che la violenza di alcuni manifestanti si manifestasse per nebulizzarli tutti, indiscriminatamente, con gas lacrimogeno… né hanno aspettato di essere accerchiate per lanciare granate anti-accerchiamento (grenade de désencerclement).


Frammenti di granata anti-accerchiamento

Se migliaia e migliaia di cittadini prima annunciano il loro dissenso e poi, di fronte alla sordità delle istituzioni e alla loro decisione (presa peraltro senza rispettare il corretto iter amministrativo) d’imporre un divieto di manifestazione, decidono comunque di riunirsi per esprimere tale dissenso di persona, ritrovandosi davanti al dispiegamento di un apparato repressivo che non intende ragioni, cosa dovrebbero fare? Forse i proverbiali pacchi per tornarsene cheti cheti a casa? O insistere ancora un pochettino, ma lasciar stare al primo cordone di agenti? L’azione simbolica di raggiungere fisicamente il cantiere del mega-bacino era intesa a dimostrare la motivazione e la ferma volontà dei manifestanti, non a installare qualche ZAD (acronimo per “zona da difendere”) in quel cratere invivibile, come sembra credere qualche ministro o pennivendolo a cui non deve essere familiare il concetto di disobbedienza civile.


Di seguito, una descrizione dei mega-bacini ripresa (e tradotta) dal sito Bassines non merci (https://bassinesnonmerci.fr/).


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Cos’è un mega-bacino?


I bacini sono opere di stoccaggio dell’acqua per l’irrigazione. Sono crateri di svariate decine d’ettari ricoperti da teloni di plastica nera con bordi dell’altezza di dieci metri circa. Non sono riempiti né con l’acqua delle piogge, né con quella che si potrebbe raccogliere dal loro ruscellamento. I bacini sono alimentati da pompe che vanno a cercare acqua di buona qualità nel suolo, le falde acquifere. Esporla in questo modo al pieno sole provoca la sua evaporazione e la proliferazione di batteri e d’alghe.


Chi finanzia le opere?


Le risorse per questi progetti privati non provengono unicamente dalle tasche degli irriganti… queste opere sono sovvenzionate per oltre il 70% con denaro pubblico (pari a 60 milioni d’euro). Il principale finanziatore è l’agenzia dell’acqua… pure lei finanziata in maggioranza (70%) da una tassa prelevata sulle fatture dell’acqua dei cittadini.


Perché costruire dei bacini?


Posti di fronte alle penurie estive d’acqua, la soluzione escogitata dagli agroindustriali e il governo è quella di costruire dei bacini per pompare acqua in inverno e immagazzinarla. Una minoranza di imprese agricole (circa il 5%) ha il privilegio d’essere connesso al bacino e di beneficiare di quest’acqua per irrigare le loro colture in estate, mentre il resto del territorio subisce la penuria e deve adattarsi alle restrizioni della prefettura.


A cosa serve l’acqua dei bacini?


Essenzialmente, a irrigare mais che in buona parte sarà esportato. Questa pianta, bisognosa d’acqua in un momento in cui ve n’è poca (in particolare sui suoli superficiali), non è adatta alle nostre condizioni pedoclimatiche, ed è impiegata principalmente per nutrire animali d’allevamento industriale. I coltivatori la impiegano anche per irrigare colture che finiranno in impianti di digestione anaerobica per farne dell’energia.


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