di Fauro J. Henrair
In questo nostro momento delicato, dove anche la scienza, dopo l’economia, è sulla bocca di tutti, ma proprio di tutti tutti, alla stregua del calcio, riteniamo che sia doveroso porre in luce un principio per cui: non può esistere l’ipse dixit in campo scientifico e ogni scienziato, al di là delle unzioni divine concesse sulla terza rete nazionale dal giullare-zerbino di turno, al di là dei libri scritti ad orologeria per la massa in quarantena, deve necessariamente fornire evidenze plausibili, sostenute da una corretta documentazione e ricerca, per ogni affermazione pubblicamente proposta.
Questo vale soprattutto per i Nobel, essendo percepiti dal vasto pubblico come autorità nel campo.
E’ superfluo sottolineare che il Premio in materia scientifica gli viene conferito a coronamento di ricerche che portano a risultati concreti e di particolare impatto in quel preciso momento, e il riconoscimento va inteso esclusivamente per quella determinata ricerca, non come un premio alla carriera.
Il Nobel ha quindi autorità solo per quanto riguarda la ricerca premiata, per il resto è uno scienziato uguale a tutti gli altri.
Sono note le vicende di molti premiati che hanno portato avanti e sostenuto più semplici opinioni personali che teorie scientificamente provate. Non serve fare nomi.
Allo scienziato premiato o non, quindi, che sia dalla nostra o dalla parte avversa, bisogna chiedere immediatamente le prove di tutto quello che sta affermando, altrimenti entriamo nel campo dell’opinione e del sentito dire, cose che van bene nei bar, in TV e persino in Parlamento...Ma non nell'ambito scientifico.
Essendo però la ricerca vincolata ai fondi statali o privati, può capitare che non a tutti gli scienziati vengano forniti i supporti adeguati per portare avanti ricerche che mettano magari in discussione le necessità dei propri mecenati, o come nel caso del problema inquinamento ambientale, causato dal cieco sfruttamento delle risorse e dalla sfrenata industrializzazione per un intero secolo e oltre, paventato dalla comunità scientifica già negli anni ‘70, non vengano presi minimamente in considerazione, o al massimo solo quando diventa inevitabile. A tal proposito in quei anni le posizioni della comunità scientifica erano minimizzate, per non dire insabbiate dai media, gli stessi che oggi, insieme agli Stati di allora e la nouvelle Jeanne d’Arc di Stoccolma in prima linea, hanno cambiato totalmente posizione, facendo fronte comune con gli scienziati. Abbiamo il sospetto però che più di una vera presa di coscienza si tratti solo dell’ennesimo interesse in futuri investimenti...Vedremo.
Sentiamo spesso attaccare le scelte di vita personali di certi scienziati Nobel: chi lo fa, o dimentica o vuole dimenticare che tal Premio è concesso alle capacità tecniche del dato professionista, non ai suoi comportamenti sociali o ideali di vita.
Facendo un parallelo, il recente Nobel 2019 per la letteratura Peter Handke, ha ricevuto il riconoscimento nonostante fossero note fin dagli anni ‘90 le sue posizioni fantasiose e negazioniste sul massacro di Srebrenica, perpetuato dal regime latte e miele di Milošević, da lui più volte pubblicamente sostenuto.
Meritava allora il Premio? Certo, perché Handke è valente nel suo campo e giustamente i giudizi sulla persona non sono stati presi in considerazione: è stato premiato invece solo il suo lavoro di letterato.
Qui ci preme una piccola nota personale: per quanto ci riguarda, il Nobel per la letteratura ha perso ogni valore di oggettività, se si può avere un giudizio oggettivo in letteratura, quando nel lontano 1959 fu negato al più grande poeta del ‘900,
Ezra Pound.
Della serie: “Dimmi chi non premi e ti dirò che valore hai...”
In conclusione, evitiamo di credere per fede agli scienziati incensati dai media solo perché tali, e a denigrare gli altri, sempre per fede, in quanto non incensati. E viceversa.
A fondamento del metodo scientifico c’è il Dubbio, e l’unico modo per essere credibili è fornire prove. Il resto è opinione.
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