
"vedo molti soldati: potessi vedere molti guerrieri!
“uniforme” si chiama quella che portano:
possa non essere uniforme ciò che con essa ricoprono!"
Nietzsche, della Guerra e dei Guerrieri, Così parlò Zarathustra
Amici,
giorno di letizia a Roma; tre inconsapevoli esponenti del millenarismo contemporaneo hanno finalmente imbrattato, per la salvezza di tutti noi, l’ennesima opera di Van Gogh nell’identico modo come le loro consorelle pochi giorni prima a Londra e poi a Berlino.
Diciamo tutti assieme: alleluia, amen/aWoman.
I loro santi gesti hanno seguito la ritualità ieraticamente codificata:
le parole, gridate a squarciagola e con voce profetica;
il memento mori di chi è illuminato da verità supreme e di chi sfregia simbolicamente le futili espressioni dell’uomo (l’arte in questo caso) in funzione di un più alto compito e scopo che loro e solo loro intravedono (la salvezza del pianeta, la vita eterna in uno starbucks shocking pink a guardare serie inclusive Netflix? Mysterium fidei);
il vestiario, una sorta di saio neoneoanticonformista che ostenta discretamente un pauperismo che solo il cotone biologico raccolto dalle manine sante dei piccoli lavoratori del Bangladesh mentre un coro angelico di castrati intona “No woman non cry” sa infondere;
le mani incollate al muro tramite colla UHU benedetta;
la rabbia, quella che trasfigura i volti in una smorfia fanatica ed ammonitrice che solo i santi hanno, di chi già il primo caffè del mattino lo prende sapendo di avere gli occhi di tutto il mondo puntati addosso in attesa di una sua azione/reazione, di chi ha una missione purificatrice e poco tempo e libri per comprendere in profondità le questioni e al di là delle parole d’ordine.
Nessun tipo di dubbio poi, solo una variopinta fede, cieca nella propria Verità.
La simpatica protesta al museo è solo l’ennesimo atto, più teatrale che altro, al quale questi gruppi ci hanno abituato.
Non ultima, è l’occupazione costante delle strade principali nelle nostre città.
Ora, al di là della retorica, bloccando quasi da una settimana la tangenziale a Roma e Milano, creando così colonne di macchine ferme ma ancora accese che di conseguenza continueranno ad inquinare, cosa si vuole ottenere?
Cosa si può chiedere ancora all’automobilista stressato dopo aver acquistato per legge la macchina di nuova generazione (che stando agli esperti inquina meno), dopo aver fatto la raccolta differenziata ogni giorno, dopo aver pagato tasse su tasse che finanziano anche la transizione ecologica?
Perché egli non può andare sereno al suo lavoro estenuante o all’ospedale a curarsi il cancro (come è già avvenuto in troppe occasioni simili)?
Queste proteste partono già sulla carta come pagliacciata adolescenziale e man mano si stanno trasformando in una vera e propria piaga e motivo di imbarazzo per chi giustamente e CONSAPEVOLMENTE porta avanti lotte che tutti noi condividiamo da anni.
Questə giovanə, oltre che con estrema superficialità, sono giunti a tali tematiche leggermente a scoppio ritardato, a mio parere.
Siamo onesti, obiettivamente fare oggi una protesta di sensibilizzazione sul clima in Europa è come concentrare tutta l’attenzione e il dramma sull’opportunità o meno di prendere il caffè zuccherato in un paziente che abitualmente divora bisonti interi con corna e pelliccia annessa ad ogni singolo pasto.
In Europa è da anni che l’opinione pubblica è sensibilizzata verso la tutela dell’ambiente e questo si esprime, oltre che con le numerose leggi già in vigore, tramite la libera iniziativa di numerose realtà locali che tutelano e vigilano là dove il tutto non sempre viene rispettato.
Perché ovviamente sì: ci sono trasgressori e furbi speculatori un po’ ovunque in Europa, ma sono solo una minoranza rispetto alla percezione che la quasi totale collettività ha del problema.
L’enorme bisonte invece è l’insieme del restante mondo industrializzato (e non ho detto civilizzato per mille ragioni).
Paesi quali la Cina in unione alle sue colonie economiche africane, India, Pakistan e Russia insieme fanno quasi la metà della popolazione terrestre attuale, con tutto ciò che ne consegue in termini di emissioni tossiche etc.
Che regole sull’ambiente ci sono lì? Ne sapete nulla? Chi protesta?
Sono forse privi di tangenziali e musei?
Certo, il viaggio fino in Asia è lungo e costoso magari, per comodità allora, mi permetto di fornire ai nostri volenterosi monaci guerrieri l’indirizzo dell’ambasciata cinese a Roma, Londra e Berlino; lì, a quanto pare, c’è una mostra permanente di Van Gogh e d’altri artisti-intellettuali che hanno, oltre che le orecchie, pure la lingua tagliata:
Via Bruxelles, 56, 00198 Roma, 49-51 Portland Pl, London W1B 1JL, Märkisches Ufer 54, 10179 Berlin
La stessa performance si può replicare poi nelle sale delle ambasciate d’India, Pakistan, Brasile, Nigeria (vista la situazione, eviterei quella russa…) vi basterà cercare le sedi sul vostro iphone di nuova generazione.
Per le azioni stradali poi, consiglio vivamente i porti di Trieste, Napoli e Amburgo, i quali sono quasi totalmente sotto gestione cinese; lì un blocco sarebbe a dir poco eroico.
Ho volutamente lasciato per ultimi gli U.S.A. nel mio elenco poiché l'impatto negativo costante che hanno avuto ed hanno sull’ambiente è cosa nota a tutti, è un tiro al bersaglio facile.
Oltretutto, per quanto influenzabile e pilotabile, negli U.S.A è presente un'opinione pubblica che può costringere i governi (anche quelli del Democratic Party) ad apportare modifiche alle politiche ambientali, ma non non c'è dato sapere se una simile opinione pubblica, con simili capacità di pressione sul Partito Unico, esista in Cina.
Se ancora in Europa possiamo parlare di trasgressori di leggi già presenti in materia ambientale, in Cina non abbiamo notizie se queste leggi esistano o meno.
Le realtà da me indicate, Cina e satelliti, si apprestano a sostituire l'egemonia americana in tempi rapidi e tutto questo ci deve far riflettere: sia per il sistema politico e di società da loro espresso, sia per i numeri esorbitanti della popolazione interessata.
Penso sia chiaro che la questione ambientale è anche una faccenda di natura geopolitica, bisogna avere il coraggio di ammetterlo e di affrontarla in quanto tale.
Amici,
se un argomento così tanto delicato e fondamentale per la sopravvivenza stessa della nostra specie è stato lasciato in mano a delle frange così ridicolmente estreme, è anche per colpa nostra; sottrarre e slegare queste tematiche dall’ideologia anarcohippy quindi, deve diventare un obiettivo primario per tutti coloro che si occupano di cultura ed etica civica.
Altre azioni sono per lo più performance religiosa.
Ceterum censeo ullam cum ... esse conciliationem.
Valete
M·PORCIVS·M·F·CATO